Inquinamento: Rio Roggia, una vergogna... a norma
Lonigo in provincia di Vicenza. E’ qui che Elio Petri, nel 1968 ha deciso di girare la sua pellicola “Un tranquillo paese di campagna” con Franco Nero. E’ qui che Carlo Mazzacurati, nel 1989 ha deciso di girare varie scene del film “Il prete bello” con Roberto Citran e Adriana Asti. Luogo scelto da Vettor Pisani per costruire la sua “Rocca Pisana” dello Scamozzi, per le vacanze estive. Insomma una piccola zona del Veneto che certamente piace e va conservata come la natura l’ha voluta.
Così
in una cupa mattinata di ottobre, decido di partire di buon mattino armato della
mia Nikon per catturare qualche immagine di natura autunnale. Parcheggio la mia
vettura al margine di una capitagna e mi avvio lungo l’argine
della Raguia in località Almisano
di Lonigo in
provincia di Vicenza.
Presso la zona Via Due Ponti dove il Rio
Roggia si
immette nella Raguia. Resto
colpito dal colore blu azzurro delle acque del Rio Roggia. Cumuli di schiuma
come piccoli iceberg galleggiano sui corsi d’acqua sballottati da una sponda
all’altra dall’andare della corrente. Il fondo del canale è di un colore
biancastro con evidenti parti solide irregolari che si muovono lente. Sulle
sponde, a pelo d’acqua, agglomerati di sostanze mucillaginose e maleodoranti,
come di marcio. Netta la linea di separazione tra le acque della Raguia e
del Rio
Roggia, a monte verso Almisano hanno
un colore naturale di corso apparentemente pulito, a valle, dopo il contatto con
il Rio Roggia, azzurre con toni di grigio. Decisamente inquietanti.
- Rio Roggia
- Evidenti "iceberg" di inquinamento alla deriva e colore dell’acqua improponibile.
Incuriosito
da questo scempio decido di risalire a piedi gli argini lungo i campi
fino a scoprire la fonte
di questo schifo. Durante il mio camminare documento con moltissimi
scatti quanto vedo, peccato che non possa documentarvi in altrettanto modo anche
gli odori che ne derivano. Strada facendo mi avvicino a diverse famiglie, per lo
più di agricoltori che vivono a ridosso del Rio Roggia cercando di porre loro
qualche domanda ma quando, avvicinandomi, vedono che sono munito di macchina
fotografica, non c’è bisogno di chieder loro nulla. Fiumi in piena! “Non
riusciamo ad avere una vita normale con questi odori. Il Rio Roggia è spesso dei
colori più disparati. Non le dico d’estate, tra odori e zanzare non si riesce a
vivere. Abbiamo interessato tutti quelli che potevamo, dall’ARPAV, ai Carabinieri ai Vigili
Urbani ma nessuno ha mai fatto nulla. Sono emerse molte allergie
cutanee e la vita di giorno in giorno è sempre più difficile”.
Queste in sintesi le testimonianze
raccolte di poco meno di una decina di famiglie e 5/6 cacciatori
incontrati sul percorso. Ciò che noto di strano è che più mi avvicino alla fonte
del disastro
ambientale e più le acque sembrano pulirsi, diventare chiare. Ad un
certo punto scorgo, tra gli alberi che costeggiano un canale che arriva
dalla Cartiera
di Sarego, una specie di costruzione dov’è installata una pompa che
dovrebbe servire a pescare l’acqua in profondità per la lavorazione della carta.
Ai piedi di questa costruzione il braccio di canale che immette sul Rio Roggia,
fonte dell’inquinamento.
- Raguia e Rio Roggia
- Sullo sfondo è visibile la Raguia con anatroccoli, mentre verso il basso si mischiano colori grigio azzurri
Ma
non convinto del fatto che più si risale a monte e più le acque sembrano pulite,
chiedo informazioni a chiunque mi capiti a tiro che abiti nelle vicinanze del
Rio Roggia. Un anziano mi racconta che è una reazione
chimica che avviene nell’acqua per cui più si scende a valle e più
l’acqua si colora e assume forme mucillaginose. Poi aggiunge che, estate o
inverno che sia, l’acqua ha sempre una temperatura di almeno 24/25 gradi
e d’inverno è ben visibile questo fenomeno poiché il Rio è sempre accompagnato
da un velo di nebbia di evaporazione. Il signore anziano continua raccontandomi
che l’ARPAV ha
effettuato più volte i suoi controlli ma
non ha riscontrato irregolarità negli scarichi.
Sta di fatto che le foto che ho scattato e le narici mie e di
chi si avventura lungo questi argini non possono essere tratte in inganno da
quanto si vede e si sente. Forse ci sono delle verità nascoste, forse gli
investimenti per depurare sono troppo elevati o per certe fabbriche è meglio non
spendere soldi quando si ha la “possibilità” di farlo. Forse il ricatto di dover
lasciare a casa dipendenti se costretti ad investire fa fare una marcia
indietro. Forse, più semplicemente, sarebbe il caso che qualcuno facesse tutti i
controlli del caso, pubblicandone i risultati, magari fornendo qualche
spiegazione alle decine di famiglie che vivono attorno a quel letto di Rio
Roggia dai colori variopinti e dagli odori nauseabondi.
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